Matt Gemmel ha scritto un articolo dei più intelligenti che abbia letto sul design degli oggetti digitali, con particolare attenzione ad iOS. È una critica allo skeumorfismo, più sensata di tante lette fino ad oggi. È sbagliato avere come riferimento assoluto, nel disegnare un’interfaccia, la versione analogica di quello che si sta proponendo; si tratti di un calendario, una rubrica, un libro. Parlando di libri di carta e ebook noi dovremmo tenere a mente che sono entrambi design per un contenuto, rappresentazioni della stessa cosa e, di conseguenza, strutturare i secondi scordandoci dei primi; che sono sì venuti — da un punto di vista temporale — prima, ma non per questo devono influenzare la struttura degli ebook.

We forget that physical objects are also just specific embodiments – or presentations – of their content and function. A paperback book and an ebook file are two embodiments of the text they each contain; the ebook isn’t descended from the paperback. They’re siblings, from different media spheres, one of which happens to have been invented more recently. The biggest intellectual stumbling-block we’re facing is the fallacy that just because physical embodiments came first, they’re also somehow canonical. The publishing industry is choking itself to death with that assumption, despite readily available examples of innovative, digitally-native approaches

Semplifico: ciò che conta è il contenuto, e realizzare una struttura che sia quanto più fedele ad esso. Non è detto che ciò che funziona ed è intuitivo nel mondo di atomi, continui ad esserlo se portato su iOS:

The reality is that skeuomorphism enshrines and validates a failure of vision, and even worse, a failure to capitalise on the medium.