Steve Jobs questa volta potrebbe non tornare
Steve Jobs, lo sanno tutti oramai, si è preso una pausa da Apple. Come le volte scorse ancora non sappiamo per quale ragione: quando nel 2004 lasciò Apple a causa di un tumore al pancreas scoprimmo solamente a tumore curato la ragione dell’assenza e lo stesso avvenne nel 2009, quando comunicò di avere uno scompenso ormonale. Tornò in azienda molti mesi più tardi, dopo aver subito un trapianto di fegato.
La differenza fra questa volta e le precedenti non è dunque la non conoscenza di quel che affligge il CEO, la differenza fra questa pausa e quelle passate è che questa volta non c’è il minimo accenno nella lettera inviata al tempo necessario per la guarigione, alla durata della pausa. Secondo Slate, guarisca o no, Steve Jobs non tornerà più in azienda, definitivamente.
Questo perché l’obbiettivo di Steve Jobs è stato, per una vita, cercare di rendere i computer facili da utilizzare come un qualsiasi altro elettrodomestico, intuitivi e immediati, come può esserlo un tostapane. Oggi lo scenario del mondo informatico è molto simile a quello che Jobs aveva immaginato, a quello per cui Steve Jobs ha a lungo lavorato. Scrive Slate:
Jobs has pushed the company to achieve one of his long-held goals—to turn computers into mainstream appliances as ubiquitous and easy-to-use as televisions, toasters, and food processors. He has been stunningly successful in achieving that vision. And now he’s probably done. The tech world, today, looks more or less exactly like what Steve Jobs has always said the tech world should look like, and Apple is one of the most valuable companies in that universe.
La “battaglia” vinta da Jobs non riguarda solo i devices, riguarda – lo abbiamo detto tante volte – l’intero ecosistema che ruota intorno ad essi. La strategia “facciamo tutto noi”, hardware e software, sembra oggi essersi rivelata più vincente di quella adottata da Microsoft, “io mi occupo del software e l’hardware lo affido ad aziende terze”. Gli Apple Store, nati per la prima volta nel 2001, sono oramai una realtà affermata, alcuni dei negozi più redditizi del mondo. L’iTunes Store alla fine sembra aver avuto la meglio sulla pirateria. Sembrava assurdo che la gente accettasse di pagare per qualcosa che poteva avere gratis eppure ha funzionato. A quanto pare c’è una cosa che può competere con il gratis, sottolineava il Time ad inizio Dicembre: la facilità d’uso.
E la facilità d’uso, il minimalismo, l’eleganza, sono probabilmente le principali chiavi di lettura attraverso cui comprendere il successo di Apple negli ultimi anni. La gente comune sceglie un iPhone al posto di Android perché è facile da utilizzare, poco interessa che sia chiuso e controllato. L’App Store funziona e bene, senza troppi intoppi. Può non piacervi questa visione del mondo, può non piacervi il fatto che le applicazioni siano controllate da Apple e vendute solo da lei, potete preferire e scegliere il modello aperto e frammentato di Android, resta comunque il fatto che Steve Jobs ha avuto la meglio e che fra le due visioni la sua si è rivelata essere quella vincente.
Apple è un’azienda solida, che a quanto pare funziona bene anche senza Steve Jobs. Ovvio, come scrive Gruber non sarà uguale, tuttavia se c’è una cosa che la sua assenza in passato ci ha insegnato è che l’azienda può funzionare benissimo anche senza il suo CEO storico.
Potremmo forse non essere noi preparati ad un suo eventuale abbandono ma Apple lo è ora più che mai: ieri i risultati fiscali hanno dimostrato una crescita di cui poche altre aziende possono vantare. Un aumento del fatturato del 71%, un utile netto di 6 miliardi di dollari, vendite dell’iPhone aumentate dell’86%. Temevamo che questa notizia avrebbe causato una perdita in borsa al titolo APPL e un calo infatti c’è stato, ma ridicolo. Scriveva ieri un economista: “AAPL is often considered to be among the most exciting and high flying stocks in the market, but the reality is that it could be considered among the more “boring” stocks in the S&P 500″
Se Steve Jobs lasciasse Apple la situazione attuale non muterebbe drasticamente: le altre figure importanti all’interno dell’azienda di cui Jobs si è circondato condividono tutte una visione simile alla sua. Tim Cook, Phil Schiller, Jonathan Ive e altri vertici di Apple non hanno idee molto diverse da quelle di Jobs. Non sarà uguale, i keynote saranno più noiosi (Tim Cook e Phil Schiller si perdono nei dettagli e sono sicuramente meno carismatici di Jobs) e meno ricchi di interiezioni, ma probabilmente tutto funzionerà bene lo stesso.
There is a story that Andy Hertzfeld, one of the engineers on the Apple team that developed the first Mac, tells in his book Revolution in the Valley. Back when they were coming up with the design of the computer, Jobs kept pestering engineers with ever-more-outlandish ideas. First he wanted the Mac to look like a Porsche. Another time, he went to Macy’s and spotted a beautiful Cuisinart, and that became the new template for the Mac—now it had to look like a food processor, he told his team. That idea didn’t pan out, but everyone knew what Jobs was going for. “It’s got to be different, different from everything else,” Jobs kept saying. Now, nearly 30 years later, Jobs has made good on that vision. His machines are just as popular and easy to use as high-end appliances and fast cars. If Jobs is looking to go out on a high note, this would be a pretty good time to do it. (*)