Il web delle relazioni
Zeynep Tufekci riflette su cosa hanno fatto i social network ai blog (blogger) politici, soprattutto nelle zone in cui non c’è molta libertà (Zeynep parla soprattutto della Turchia). Ci sono aspetti positivi e negativi. Di positivo c’è che è molto più difficile censurare e bannare un intero social network rispetto a un blogger isolato, che può essere minacciato con attacchi DDOS e bloccato restando senza molti modi di difendersi:
Unlike a blogger, it’s very hard to isolate and ban Facebook or Twitter. A blogger can be placed in jail, a network of people on a platform with millions of users is much harder. In the past, the people who read the political blogs were mostly political people.
Di negativo c’è che ai social network non interessano davvero i contenuti di quel tipo. I social network sono ottimizzati per consegnare pubblicità, per distribuire contenuti che attirano mi piace:
Despite being populated mostly of dissidents around the world, some in exile, many friends in jail, hiding, or in open rebellion, my Facebook feed sometimes feels like Disneyland.
Un link non è solo un link, ma è una relazione, una connessione fra due persone, scrive Tufekci. E questo web di relazioni è proprio ciò che rischiamo di perderci passando ai social network, passando a un web le cui logiche sono dettate anche dal modello di business del prodotto che utilizziamo per comunicare.
So maybe there is a “link fetishism” that obscures the true heart of a link: it’s a connection between people. The current attention economy and its obsession with numbers — and virality — obscures this core fact about what is beautiful about the web we loved, and one we are trying not to lose. We are here for each other, not just through the fluffy, and the outrageously shareable, and the pleasant and the likable — but through it all. When we write, and link to each other, we are connecting to each other, not merely to content.