In questi paragrafi, la reazione dell’allora CEO di BlackBerry al keynote del 2007, quello in cui Steve Jobs presentò l’iPhone:
Mike Lazaridis was home on his treadmill when he saw the televised report about Apple Inc.’s newest product. Research In Motion’s founder soon forgot about exercise that day in January 2007. There was Steve Jobs on a San Francisco stage waving a small glass object, downloading music, videos and maps from the Internet onto a device he called the iPhone.
“How did they do that?” Mr. Lazaridis wondered. His curiosity turned to disbelief when Stanley Sigman, the chief executive of Cingular Wireless joined Mr. Jobs to announce a multiyear contract with Apple to sell iPhones. What was Cingular’s parent AT&T Inc. thinking? “It’s going to collapse the network,” Mr. Lazaridis thought.
The next day Mr. Lazaridis grabbed his co-CEO Jim Balsillie at the office and pulled him in front of a computer.
“Jim, I want you to watch this,” he said, pointing to a webcast of the iPhone unveiling. “They put a full Web browser on that thing. The carriers aren’t letting us put a full browser on our products.”
In five years I don’t think there’ll be a reason to have a tablet anymore. Maybe a big screen in your workspace, but not a tablet as such. Tablets themselves are not a good business model.
Poco avanti nell’intervista:
In five years, I see BlackBerry to be the absolute leader in mobile computing.
The Verge racconta, nel dettaglio, la storia di BlackBerry dagli albori (1984) fino al declino (oggi).
Avevano [Mike Lazaridis e Jim Balsillie] la sindrome dei fondatori: erano troppo legati al loro lavoro, troppo legati ad un paradigma obsoleto in cui gli smartphone somigliavano più a dei cercapersone che a dei computer tascabili. Non era una storia che prometteva un lieto fine.
Il prodotto non è l’unica cosa che è diventata, nel tempo, obsoleta: l’intera strategia di RIM ha fatto la medesima fine, almeno secondo l’analisi che James Surowiecki ha fatto sul New Yorker. Il BlackBerry venne progettato per i businessman, in un mondo dove le aziende sceglievano i device che i loro dipendenti avrebbero adottato. La consumerizzazione dell’I.T (o “bring your own device”) che è in seguito avvenuta ha avuto delle enormi conseguenze su RIM e il suo Blackberry — che non è mai stato pensato per le persone, ma per il business.
RIM si trova in questa situazione per due ragioni: per un prodotto che non è stata in grado di rinnovare adeguatamente e per un mercato (quello per cui quel prodotto era stato creato) che, semplicemente, non esiste più.
Questa è la vignetta con cui Marco Arment ha accolto la notizia — che ben riassume la situazione in cui si trova RIM e la tardività di queste dimissioni.
Molta agitazione ieri quando sono uscite le foto del Blackberry London, il nuovo smartphone di RIM – peraltro piuttosto bruttino, se volete la mia opinione – che dovrebbe uscire in estate: era tutto schermo. Oggi RIM tranquillizza i suoi fedeli utenti:
“Siamo devoti alla tastiera.”
Io direi che per andare in totale controtendenza e differenziarsi, sarebbe bene esternare un atto d’amore anche verso la stylus.
Farhad Manjoo su Slate si domanda cosa sia successo a RIM, l’azienda dietro al BlackBerry e, un po’ meno orgogliosamente, anche al PlayBook. RIM ha fatto soldi vendendo i suoi prodotti alle aziende scegliendo di dedicarsi al mondo del lavoro piuttosto che agli utenti comuni.
Tale strategia è stata però eclissata da quella di Apple, che è “infiltrarsi nelle scuole e nelle case per poi sperare che gli utenti spingano affinché i loro dirigenti scelgano di usare gli iPad anche per il lavoro”.
RIM vuole diventare una società per consumatori perché è lì dove si trovano i soldi, ma non può rischiare di alienarsi le aziende che sono i suoi clienti più fedeli. Questo spiega i difetti del PlayBook e, più in generale, il fallimento di RIM di creare prodotti che la maggior parte delle persone voglia usare.