Luca Sofri condivide la sua storia da lettore in cammino:

Non è che intorno a me sia così diverso: sempre più gente sta con gli occhi sugli smartphone, in giro, regolarmente. Ma l’atto di camminare leggendo è una cosa diversa e momentaneamente anomala, mi rendo conto. Ogni tanto sollevo gli occhi, do un’occhiata in giro nella consapevolezza che il mondo esiste ancora e che tenerlo d’occhio è cosa buona e saggia. Sto molto attento quando attraverso la strada, e non solo sollevo lo sguardo e controllo il traffico, ma abbasso l’iPad o lo chiudo proprio, pensando che se qualcuno mi stira poi ci saranno senz’altro dei testimoni che sosterranno che stavo leggendo iPad senza guardare la strada, e pensa gli articoli allarmanti sui giornali. E poi spiegalo all’assicurazione che no, non stavo leggendo. Una volta, tanti anni fa, in una città tedesca sentii un forte “tòng!” e mi trovai abbracciato a un lampione con la guida verde del Touring che stavo sfogliando ancora in mano, prima ancora di percepire il dolore alla tempia.

Ci sono anche effetti positivi: a me viene da camminare di più, per leggere di più, o allungare la strada se l’articolo non è ancora concluso. Snellisco Instapaper, e me stesso. Molto materiale per questo blog viene raccolto in cammino.

A New York, per aiutare queste persone che non alzano lo sguardo dallo smartphone, si sono inventati le guide per pedoni.