Ma che m’importa di iTunes 11!

L’aggiornamento ad iTunes arriva nel momento in cui io mi sono totalmente emancipato da iTunes. Dopo anni e anni a soffrire su un player scadente e sempre più pesante, ho molto semplicemente desistito. Per intenderci: non ce l’ho nemmeno più nel dock.

Per quanto riguarda applicazioni e dati il problema di iTunes era stato risolto da Apple stessa, grazie ad iCloud: l’ultima sincronizzazione via cavo col computer risale a circa due mesi fa, quando sono passato all’iPhone 5. Per quanto riguarda la musica, il problema è stato risolto tagliando iTunes e il suo ecosistema dall’equazione. Il nuovo iTunes ha una nuova UI, è (di gran lunga) migliore della precedente ma resta — all’infuori della UI — in tutto e per tutto il vecchio iTunes, proponendo lo stesso paradigma: paghi per la musica che vuoi ascoltare. Una nuova UI non basta più: a dover essere rifatto è il paradigma su cui iTunes si basa, a dover essere rifatto è l’iTunes Store, da capo.

Da settembre ho rimosso tutta la musica dall’iPhone e rimpiazzato Musica.app (passata dal dock alla cartella Soffitta) con Spotify. Ogni volta che voglio ascoltare qualcosa, la ascolto in streaming via internet. A renderlo possibile è il fatto che al momento risieda in Inghilterra, non solo perché lì Spotify esiste (e, fra parentesi, se siete studenti vi costa la metà) ma soprattutto perché non esiste TIM e le sue offerte da 1GB mensile: con £15 al mese posso fare un uso illimitato di Internet.

Potrei dilungarmi su Spotify, che ha fra i difetti più fastidiosi l’impossibilità di costruire una vera e propria libreria musicale [1. Spiego: su Spotify puoi creare playlist o segnare un brano come preferito, ma non puoi costruire una libreria salvando album e artisti, che ogni volta devi tornare a ricercare nella miriade dell’offerta generale] (ndr. da alcuni giorni sono passato a Rdio, che non ha questo problema: con il client per Mac importa al primo avvio tutte le tracce contenute in iTunes, ed è fatta: addio, iTunes). Ma, al di là di quale sia l’alternativa migliore ad iTunes, se Spotify o Rdio, resta che io l’iTunes Store non lo contemplo più: per quel che mi riguarda il modello che propone non ha più nessuna attrattiva.

I vantaggi del modello Spotify/Rdio sono evidenti: sono meno legato ad una libreria pre-costruita con il risultato che ascolto più musica, ne scopro di più, non ripeto ossessivamente l’ascolto dello stesso album per un intero mese (dato che non l’ho pagato, come su iTunes) e, non di secondo piano, i 16GB dell’iPhone non mi stanno più stretti. La pacchia durerà ancora sette mesi, poi ricomincerò ad usarlo ma non perché sia migliore di Rdio: perché tornerò in Italia e addio streaming via rete cellulare senza pensieri. Resta il fatto che se non ci fossi costretto per assenza di altre soluzioni, sull’iTunes Store non acquisterei più nulla: Apple quanto ancora può aspettare a reinventare, per davvero, iTunes? (soluzioni ridicole all’acqua di rose come iTunes Match non valgono)