L’uso ombelicale che facciamo di Facebook
Nonostante continui ad utilizzare Facebook, di recente ho letto due (dei tanti) post critici con i quali, anche se non in tutto, mi sento di concordare. Il post di Rian Merwe si ricollega all’idea di Facebook come un’incessante recita inscenata da noi stessi su noi stessi:
E poi ho realizzato che mi sento sempre così su Facebook. Sensi di colpa, rabbia, invidia… Queste sono le emozioni che alimentano la nostra attività sulla maggior parte dei social network, ma forse su Facebook più che su tutti gli altri.
Spesso mi trovo, navigando sul sito, a provare gli stessi identici sentimenti — la cosa mi succede molto più raramente con Twitter e altri social network. Come se lo scopo del sito fosse fare ingelosire i nostri amici della nostra vita.
Il secondo pezzo, “Facebook il divoratore” di Thomas Reynolds, sottolinea come per le sue dimensioni, un miliardo di utenti, il valore dei contenuti che Facebook produce non sia granché. Anche forse per quanto detto sopra: per il tipo di contenuti che “vuole”, il cui focus è sempre su di noi, sulle nostre vite, su come appariamo condividendo quel che condividiamo.
Quali meme, artisti o dibattiti sono nati grazie a Facebook? Persino Myspace ha le sue storie di successo. Al contrario, Facebook è felice di prendere la noia e le opinioni delle persone e indirizzarle in un tunnel di commenti senza fine.