pointerIl problema delle mappe di Apple è l’assenza del lavoro umano

Mike Dobson di TeleMapics ha spiegato qual è il problema principale delle mappe di Apple: l’essersi affidati troppo ad algoritmi e aver tolto gli umani dall’equazione. A riguardo c’è un recente articolo dell’Atlantic che aveva provato a raccontare come Google ha costruito le sue mappe:

Il segreto del suo successo non è, come potreste aspettarvi, l’abilità di Google con i dati, ma piuttosto la sua disponibilità a impegnarsi con umani a combinare e pulire i dati sul mondo reale. Le mappe che Google offre sono basate sull’intelligenza umana, e questo è quello che gli consente di darvi la migliore strada da San Francisco a Boston.

L’analogia presente nell’articolo fra Google Maps e Google Translate è molto utile per capire l’importanza del lento lavoro umano necessario per costruire delle ottime mappe: a rendere Google Translate efficace non sono tanto gli algoritmi, ma l’ammontare di dati che gli essere umani hanno fornito al sistema — in altre parole, il lavoro di traduzione manuale su cui il sistema può fare affidamento.

La ragione per cui le mappe di Apple col tempo non potranno che migliorare è anche questa: più dati Apple raccoglie sugli utenti, più le mappe diventeranno precise. Tuttavia secondo Dobson Apple deve ripensare l’approccio alla questione da capo, assumere esperti e lavorare sui dati.

Acquisire i dati da TomTom, dagli utenti e da altre fonti non è sufficiente, né il problema dell’imprecisione è da imputare a loro: è necessario lavorare su quei dati. Come spiega Weiss-Malik, un ingegnere NASA che dedica parte del suo tempo a Google Maps, il lavoro manuale degli umani, sui dati, è uno step fondamentale per costruire delle mappe affidabili.