Facebook: un’incessante recita
Is Facebook Making Us Lonely? È il titolo e la domanda con cui si apre un lungo pezzo del The Atlantic che presenta facebook come strumento di auto-promozione e presentazione ininterrotta dell’idea che vorremmo gli altri avessero di noi stessi, della nostra vita e delle nostre idee:
La presentazione di se stessi su facebook è continua, intensamente mediata, e possiede un tono di falsa nonchalance che elimina persino la potenziale spontaneità. (“Guarda come ho casualmente pubblicato queste tre foto del party al quale ho scattato 300 foto!”). Curare l’esibizione della propria persona è diventata un’occupazione, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Dalla persona che ogni giorno posta il video del medesimo gruppo per ricordare ai suoi amici che lei è fan di quel gruppo, a quella che si scrittura e definisce in maniera diversa da com’è realmente, che romanza la sua personalità e racconta la sua vita con toni sempre euforici come se tutto capitasse solo a lei.
Sul medesimo argomento un vecchio articolo di Slate, “Is facebook making us sad?” lungo il quale viene citato “Alone Together“, saggio dedicato a questo tema di Sherry Turkle, professoressa del MIT:
Facebook è “come essere in una commedia, tu sei un personaggio”, un teenager ha detto a Sherry Turkle. Turkle ha scritto dell’esaurimento provato dai teenager mentre costantemente giocano con il loro profilo di facebook alla ricerca del massimo effetto. L’ha definita “presentation anxiety”, e suggerisce che gli elementi di costante performace del sito facciano sentire le persone alienate da loro stesse.
Alone Together è pubblicato e tradotto in Italia da Codice Edizioni, sotto il titolo di “Insieme ma soli“.