Sii disposto a pagare i servizi web di cui fai uso

Il fondatore di Pinboard, un servizio di social bookmarking non gratuito:

Eri un grande fan di Gowalla? Ti piaceva Dodgeball? Pensi che Trunk.ly fosse migliore di Pinboard? Facevi molti interventi su Nexstop? Ti manca Aardvark e EtherPad?

Questi progetti erano tutti molto differenti, ma la dinamica è la stessa. Qualcuno costruisce un nuovo prodotto gratuito, diventa popolare, e la popolarità attrae un acquirente. Il nuovo padrone chiude il prodotto e i fondatori mandano fuori un comunicato stampa spiegando quanto siano eccitati del lavoro di squadra che li attende. Da qui, non si sentiranno mai più.

Riuscire a farsi pagare, ma soprattutto avere il coraggio di farsi pagare, per quel che si offre in rete è molto raro. Eppure torna a vantaggio sia dell’utente, che ottiene così delle garanzie e dei diritti sul servizio, che dello sviluppatore, che riesce a lavorare a tempo pieno sul suo progetto senza dover arrivare a venderlo a una grande azienda che finirà con lo smembrarlo. È facile ottenere un’enorme base di utenti fintantoché si offre tutto gratuitamente, ma ad un certo punto si dovrà fare il conto coi costi. Quindi, è bene che si pensi fin da subito ad un business model.

Al contrario, quasi tutti i servizi web non hanno idea di come monetizzare le loro idee e le regalano. Nessuna tassa d’iscrizione, nessuna versione a pagamento del medesimo servizio, magari più potente, con più funzioni, per chi vuole qualcosa in più.

Gli utenti saranno di meno rendendo il sito a pagamento? Sicuramente. Ma avranno anche più valore, saranno utenti che hanno pagato per quel servizio e che quindi gli attribuiscono una certa importanza. Inoltre, perché non si dovrebbe essere disposti a retribuire l’ottimo lavoro di qualcuno? Un sito che risolve un problema, così come un’applicazione che si rivela utile: non è estremamente egoistico rifiutarsi di pagare 5 euro all’anno o i 0.79 centesimi dell’app? Stiamo parlando, per quanto variabili, di piccole cifre. La maggior parte di noi non gli darebbe molto peso se le spendesse nel mondo reale, invece che in quello virtuale.

Personalmente, arrivo anche ad essere felice di pagare una decina di euro uno strumento che uso su base quotidiana, che mi risolve un esigenza e semplifica la vita. E sono anche più tranquillo, perché so che quel servizio ha una fonte di guadagno e i miei dati al suo interno non verranno all’improvviso gettati nelle mani di un grande acquirente.