Non puoi amare l’iPhone solo perché è gentile

Mi sono sempre imposto di utilizzare quanto meno possibile l’iPhone durante le cene o in presenza di altri. Se mi trovo con degli amici, questi mi devono bastare e tento di tutto per dimenticarmi di avere un iPhone in tasca. Lo estraggo raramente, magari lo spengo anche. Non ho mai sopportato le persone che passano le serate in presenza di altre con il cellulare in mano, inviando SMS e tentando di avere più conversazioni contemporaneamente. Come se non fossero soddisfatte della persona che hanno di fronte o come se questa non fosse mai sufficientemente importante da dedicargli la loro piena attenzione.

Nonostante questo, però, una cosa la devo ammettere. Ed è che sono comunque dipendente dal mio iPhone. Lo porto sempre con me, e per sempre intendo proprio sempre. Anche da una stanza all’altra della casa. E se lo dimentico, quando dalla casa ci esco, mi sento strano. Mi sento perduto. Ma dipendente è la parola esatta per descrivere la nostra relazione?

Se nel leggere la parola «relazione» avete fatto una faccia strana, come a dire “ma non starà esagerando?” sappiate che non è stata messa lì a caso. Perché secondo un recente articolo del New York Times io non sono dipendente dal mio iPhone, bensì lo amo:

Ciò che più ci ha colpito è stata l’attivazione della corteccia insulare del cervello, che è associata con sentimenti di amore e compassione. La mente dei soggetti ha avuto la stessa reazione al suono dei loro telefoni che avrebbe in presenza di una fidanzata. In breve, i soggetti non hanno dimostrato i classici segni di dipendenza. Invece, amano i loro iPhone.

La prima cosa a cui ho pensato, quando ho letto quell’articolo, è stato il discorso che Jonathan Franzen tenne il Maggio scorso al Kenyon College; s’intitolava “La tecnologia fornisce un’alternativa all’amore” (qui una traduzione del Corriere). Franzen in quel discorso parla del proprio BlackBerry Pearl e di come anche lui senta di esserne dipendente. Scusate, volevo dire innamorato. A volte lo tiene fra le mani senza alcuna ragione, ne osserva il design, lo schermo “meravigliosamente nitido”, lo accende con uno swipe delle dita solo per osservarne la reattività.

“Con il Pearl avevo stabilito rapporti di fiducia e di compatibilità; contavo su di lui”, dice ad un certo punto. E poi parla di questa cosa che gli sta succedendo, che ci sta succedendo, di provare qualcosa di più di semplice soddisfazione, ma sentire invece addirittura dell’affetto verso l’iPhone. Secondo Franzen (e io condivido) lo scopo della tecnologia, almeno negli ultimi anni, è stato (e continuerà ad essere) questo: piacerci.

In senso più ampio, l’obiettivo finale della tecnologia, il telos della techné, è sostituire un mondo naturale indifferente ai nostri desideri – un mondo di uragani, difficoltà e cuori infranti, in cui bisogna resistere – con un altro così sensibile ai nostri desideri da essere, di fatto, una mera estensione del nostro io.

Ciò che Franzen suggerire, come il titolo stesso dell’articolo tradisce, è che l’amore che proviamo verso gli oggetti tecnologici è solamente un amore alternativo/sostitutivo a quello reale. E che, anzi, non è nemmeno amore. Perché l’amore non ha nulla a che fare con il «piacere» ad una persona o nel caso dell’iPhone fare di tutto per essere da noi apprezzato, venendoci in aiuto in ogni situazione.

Come quando in “Revolutionary Road” April dice a Frank “Io ti amo quando sei gentile” e Frank: “Non dire una cosa del genere. Cristo, tu non puoi ‘amare’ la gente solo quando è ‘gentile’.” Quello che cercano di dirci, sia Franzen che Yates, è che «to love» e «to like» sono due verbi diversi. E che «to love» non ha nulla a che vedere con «to like» perché un giorno con quella persona che amiamo ci litigheremo e mostreremo dei lati di noi che “infrangono l’immagine di persone giuste, gentili, carine, attraenti, controllate, divertenti, simpatiche che ci siamo costruiti” (cit. Franzen).

Una situazione che con l’iPhone non ci capiterà mai. Perché iPhone sarà sempre gentile con noi, sarà sempre perfetto: non ci sarà un giorno in cui ci contraddirà o in cui ci ignorerà. Perché è fatto per piacerci, non per essere amato. Che sono, appunto, due cose totalmente differenti.

Paolo (October 3, 2011)

Sarà sempre gentile con noi. Non sarà mai possibile litigarci…

Fino a quando iOs 5 non ci costringerà a parlarci.

U241 (October 3, 2011)

Fra qualche ora, finalmente, sarà svelato il nuovo iPhone!

😉