L’iPhone non farà la fine del Mac
First, shall we agree that Microsoft “open” model is the exception rather than the rule? How many other examples of the Microsoft platform licensing model, with its caveats, prohibitions, and insistence on fealty, do we see? Have we forgotten that Microsoft’s methods led to a conviction of being a monopolist?
Su Monday note ci si domanda, attraverso un interessante articolo, se la via percorsa da Microsoft con Windows non sia l’eccezione piuttosto che la regola. Microsoft, come tutti sanno, vende il suo sistema operativo in licenza ad altre aziende, produttrici di hardware, il che gli ha permesso di ottenere un mercato frammentato ma amplissimo, Apple invece ha scelto di occuparsi sia dell’hardware che del software, il che l’ha portata ad avere un ottimo prodotto utilizzato però dal 2% del mercato.
Molti credono che la stessa cosa avverrà in breve tempo anche con l’iPhone: la rivista Fortune, attraverso le parole di un suo columnist (“2011 will be the year Android explodes”), ha scelto il 2011 come anno in cui Android avrà la meglio su iOS. Questi dubbi sorgono perché il Mac era tanto promettente quanto l’iPhone, tanto innovativo quanto l’iPhone, superiore rispetto alla concorrenza in ugual modo, ma questo non ha impedito che una scelta simile – quella di non fornire il sistema operativo in licenza – lo relegasse ad un mercato molto marginale.
I punti su cui l’articolo si sofferma, e i dati che mette in evidenza, segnalano come questo scenario in realtà sia lontano dal realizzarsi:
- L’utilizzo del Mac da una fetta ristretta del mercato non è avvenuto nel tempo ma dal primo giorno, dal lancio. Al contrario l’iPhone può contare su una rete diffusa sul territorio nazionale (gli Apple Store e i carrier di telefonia) e un look accattivante che ai primi Mac mancava, in definitiva può far fede su un supporto prima inesistente che ha fatto sì che almeno sino ad ora l’oggetto abbia goduto di un successo indiscusso.
- I margini di ricavo di Apple sono molto alti. HP – leader per quanto concerne il mercato dei PC – ha un ricavo pari al 5%, Apple, che vende solo un terzo dei computer venduti da HP, ha un margine che oscilla dal 30% al 35%. La strada per l’iPhone può esser questa: “smaller market share, bigger profits”.
- Il Mac ha subito una rinascita negli ultimi anni. Lo scorso anno ha raggiunto una quota di diffusione del 10% nel mercato americano. Inoltre la sua crescita è molto superiore rispetto a quella dei PC.
Il paragone con il passato potrebbe dunque non funzionare. Come poi ha sottolineato Marco Arment, scegliere Android al posto di iOS non comporta scegliere solo un sistema operativo al posto di un altro ma decidere di ignorare le tante applicazioni esistenti per iPhone e l’intero ecosistema che gli ruota intorno a favore di qualcosa che sarà pure più aperto ma è meno integrato del primo: una decisione che può essere presa dagli utenti esperti ma che i normali consumatori difficilmente intraprenderanno.
The software side of a modern computing platform is far more difficult and expensive to create and maintain than the hardware. Anyone can cobble together the same processors, DRAM, flash, and radios as Apple, put them into a plastic case, and run a commodity OS on them with slight front-end customizations. But not everyone can create an entire software platform. (*)
Il sistema di Apple, quello di occuparsi di tutto, hardware e software, sembra dunque funzionare sotto molti aspetti. Tenendo presente, come sempre Arment sottolinea, che Apple crea l’hardware per necessità, per sopperire a una necessità dovuta al software che produce. Apple resta dunque, in primis, una software company.
Tale scelta, di occuparsi internamente di tutto, ha permesso la creazione del già sopra menzionato ecosistema consistente in una sincronizzazione senza problemi dell’iPhone (o iPad) con Windows e Mac, un’integrazione con i servizi web più popolari, un sistema di pagamenti che gli utenti hanno accettato di utilizzare, uno store creato per la vendita di contenuti audio e video, tantissime applicazioni e giochi sviluppati da terzi e moltissimi accessori creati da aziende esterne. Tutte cose che la frammentazione dell’hardware non avrebbe consentito, tutte cose che per Android, a causa della strada intrapresa da Google, sarà difficile replicare.
il Limo (January 10, 2011)
Credo invece che il paragone potrebbe reggere per questo motivo.
Al giorno d’oggi, come nei primi giorni del personal computer, l’ottimizzazione software/hardware era indispensabile per poter avere computer utilizzabili in forma avanzata. Con l’avanzare della tecnologia possiamo invece permetterci di sprecare cicli-macchina per inefficenze del sistema operativo.
Lo stesso potrebbe accadere nella telefonia. Tra 10 anni gli smartphone saranno talmente potenti, così come le reti, che sarà “inutile” un’ottimizzazione tanto estrema. Quindi Android avrà la meglio (almeno come diffusione, non tengo conto della qualità – comunque alta – del sistema in sé).
Anche il parco software tra 5/10 anni potrà essere ugualmente abbondante sulle due piattaforme. Chi avrebbe mai detto, una decade fa, che Adobe avrebbe sviluppato prima (mesi, anni per il 64 bit nativo) per Windows che per Apple la propria suite di punta?
Il tutto secondo me, naturalmente.